È lo spazio più iconico di Superstudio Più, proprio il primo che si incontra appena entrati dal viale d’ingresso affacciato su via Tortona.
La sala ART POINT, laboratorio quasi centenario rigenerato mantenendone le caratteristiche industriali, doveva il suo nome alla vicinanza con la MyOwnGallery, alla Piazza dell’Arte su cui si affacciava e alle tante grandi mostre di livello internazionale ospitate, da TvBoy agli artisti cinesi dello Yunnan, da Omar Galliani a Bros, e ancora Uovo Performing Arts Festival, le collettive d’arte internazionale di Credit Swisse e le aste charity di Christie’s.
Oggi lo stesso spazio si è rifatto il look e si è trasformato in una sorprendente sala all-black per eventi eleganti, dalle cene di gala alle convention high-tech, dalle sfilate di moda alle installazioni art, dagli spettacoli alle esposizioni che si giovano dell’ambiente rarefatto.
Lo straordinario impianto luci che illumina il soffitto con 72 raggi Led permette tutti gli effetti luminosi desiderati, gli ampi ingressi su tre lati consentono di diversificare l'orientamento del lay-out.
A nuovo spazio nuovo nome. Da oggi l’Art Point diventa BLACK POINT, facendo immediato riferimento alla mutata situazione.
Arte o no, Black Point vi conquisterà.
In Costa Azzurra, alla fine degli anni 60, erano il sogno gioioso di quell'arte turbolenta che stava sconvolgendo i canoni classici con la più sfrenata fantasia del Nouveau Realisme e della Pop Art. Le Nanas di Niki De Saint Phalle annunciavano a me, inquieta ventenne, un'epoca nuova che avrebbe cambiato molte cose, in particolare etica e estetica del mondo attorno a noi. Mi ricordavano le grandi sculture di carta e polistirolo di Jean Dubuffet (in mostra al Mudec dal 12 ottobre al 16 febbraio) che avevo visto a Parigi, altrettanto dissacranti e impulsive ma meno ironiche che Flavio Lucchini - ben più conoscitore dell'arte di me - amava e di cui mi spiegava il significato.
Più tardi le bambolone colorate di Niki che danzavano sull'acqua insieme ai giochi semoventi del marito Jean Tinguely nella piazzetta accanto al Centre Pompidou parigino, sono diventate per noi allegra tappa obbligata ogni volta che andavamo a vedere una mostra in quello straordinario museo. La piccola Nana gonfiabile che ho comperato al Mamac, il museo di arte contemporanea di Nizza che racconta il suo mondo fantastico con un grande numero di opere, sono state il primo accessibile trofeo di un'arte che mi seduceva, quando non potevo permettermi di più.
Per questo sono felice di ritrovare Niki al Mudec con le sue acrobatiche eleganti giocose femministe e femminili bambole, ma anche tracce della sua vita, i suoi fantasmi, gli ultimi Totem, in una emozionante mostra che durerà fino al 16 febbraio.
Un po' come inaspettatamente incontrare una vecchia amica e riscoprirla viva e fremente come allora perché per me le sue opere non hanno perso un briciolo di fascinazione e rivederle mi riempie di piacere. Sono certa che faranno fremere e divertire anche voi.
Per inciso, visto che il Mudec è in via Tortona a due passi dal Superstudio, entrate anche al n.27 a visitare il FLA, il museo di fashion-art di Flavio Lucchini. Un'altra tappa spettacolare che parla di diversa bellezza.
“Niki de Saint Phalle”, Mudec, Via Tortona 56 Milano - dal 5 ottobre al 16 febbraio - biglietti disponibili su https://www.mudec.it/niki-de-saint-phalle/
Un solo giorno per assaporare il meglio del vino italiano, un'occasione straordinaria per scoprire le etichette delle cantine premiate nella guida Slow Wine 2025 attraverso le parole e l’esperienza diretta dei loro produttori. Oltre 450 banchi di assaggio e più di 800 proposte enologiche da degustare, in un'atmosfera che va oltre la semplice esperienza sensoriale. Incontrare chi il vino lo produce, stringere la mano ai vignaioli e ascoltare le loro storie crea un legame unico che rende questo evento davvero da non perdere.
Grazie all'iniziale idea della giornalista di Repubblica Cinzia Sasso, con il week-end di Apriti Moda, il 19 e 20 ottobre, laboratori e atelier di tutt'Italia solitamente chiusi al pubblico una volta all'anno consentono un viaggio dietro le quinte. Il FLA, di Flavio Lucchini, non manca all’appuntamento e propone per il 2024 un approfondimento culturale sul plissé. I suoi Dress Memory esposti in Atelier con la piccola mostra PLISSÉ restituiscono tutto il senso dei tessuti plissettati. Sono ricordi che evocano senza doppiarle le creazioni dei grandi della moda e ne propongono una versione che sfida il tempo e la senescenza.
I Digital Design Days stanno per tornare, più grandi e ambiziosi che mai. Un’edizione che promette essere la migliore di sempre, confermando la leadership globale di questo progetto in continua evoluzione. Nato come un semplice evento, è oggi il punto di riferimento per la community del digital design, riunendo in un unico luogo migliaia di professionisti da tutto il mondo, le menti più brillanti del settore e i brand più innovativi. Un’occasione per scoprire cosa può succedere quando la mente umana e l’innovazione digitale si incontrano.
Una piccola personale di Flavio Lucchini inaugura a Milano, 19 opere che escono dalla loro consueta sede, il FLA Museum per approdare in un luogo unconventional ma di grande sensibilità, Studio Lombard, studio commercialista che negli ultimi anni si è impegnato sempre di più sui temi dell’economia circolare, della sostenibilità, delle società benefit e delle imprese sociali e culturali.
Quale migliore vetrina di White Show, la fiera della moda contemporanea da ventidue anni al Superstudio e dilagata nel Tortona District, per cinque giovani designer che, incoraggiati e supportati da Istituto Marangoni, vogliono cambiare il mondo del fashion?
Dopo il successo della scorsa edizione in Superstudio Più, PLUG-MI torna a Milano in grande stile, questa volta conquistando la suggestiva cornice di Superstudio Maxi. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di street culture, dove musica, arte urbana e tendenze lifestyle si fondono in un’esperienza unica. Nella sua versione “XXL”, PLUG-MI promette di offrire un programma ancora più ricco e coinvolgente, fatto di spettacoli, performance e attività che incarnano l'essenza vibrante e dinamica della cultura urbana contemporanea.
Sembra incredibile il tempo passato dall'origine di Vogue Italia (1964), l'edizione italiana della testata americana, nata proprio in via Brera su progetto di Flavio Lucchini, per 17 anni art-director e anima creativa, e Franco Sartori, amministratore delegato e direttore responsabile. Oggi la casa editrice Condè Nast ne festeggia il sessantesimo anniversario con la mostra "Sixty Years of Vogue Italia" a Palazzo Clerici, in via di conclusione della sua trasformazione in spazio museale collegato alla Pinacoteca di Brera a Milano. Una installazione che è rapido un viaggio nel tempo.
Il pensiero vola a quando anch'io, giovanissima, ho fatto parte della redazione di Vogue e delle altre pubblicazioni della casa editrice, per ben quattordici anni, a partire dal 1967. Lunghi anni in cui abbiamo visto trasformarsi l'Italia, la società, l'economia, l'etica, la moda, Flavio Lucchini ed io, diventati coppia, creando e dirigendo le testate più significative della fine del millennio, collaborando con i creativi più famosi, spesso cresciuti alla nostra scuola, una fra tutte la mitica direttrice Franca Sozzani che troppo presto ci ha lasciato.
La lezione di Vogue - bellezza, eleganza, qualità, visione, cultura, il meglio del meglio - ha influenzato le nostre scelte e indirizzato la nostra vita fino a suggerire l'idea di far nascere il primo Superstudio (gli studi fotografici con servizi annessi Superstudio 13) e poi le altre venue a seguire negli anni tutte sempre orientate nel precedere le richieste del mercato e degli artisti di luoghi all'avanguardia dove la creatività e l'innovazione trovassero l'habitat ideale.
In una sala segreta come un bunker l'art-director Ferdinando Verderi ha allestito una parata di rossi totem semoventi come cornici di altrettante copertine, una per anno, in uno story-telling di volti, di stili, di messaggi che testimoniano il cambiamento nel tempo e ne sottolineano anche la coerenza nel voler essere e restare la rivista più influente, inossidabile e inimitabile del panorama fashion.
Con il senso di un sottinteso ringraziamento a Vogue è nato il FLA, il FlavioLucchiniArt Museum al Superstudio Più, dove la moda diventa arte, e il libro di Skira "The Vogue Lesson-from fashion to art" con le seicento opere di fashion-art di Lucchini in mostra.
Sixty Years of Vogue Italia - Palazzo Citterio - via Brera 13 - fino al 21 settembre - su prenotazione